My Space, Facebook, Twitter… ogni tanto esce fuori la notizia del giovane artista più o meno sconosciuto che grazie ad essi ha acquisito notorietà e –meglio ancora- ha scalato le classifiche di vendita. Non sarà che qualche volta tali effetti vengano quantomeno ‘gonfiati’ proprio per creare l’evento mediatico e il buzz che contribuisce alla promozione dell’artista? Per carità, il viral marketing è una realtà, uno strumento di comprovata efficacia di cui sono il primo a parlare a lezione, a volte però sembra di notare un po’ di propaganda intorno agli effetti da “pallottola magica” ascritti alle piattaforme web 2.0, quasi più potenti di qualsiasi altro mezzo di comunicazione del passato. Del resto questo assunto serve anche a legittimare la vendita di libri dal titolo enfatico come "Twitter Power: How to Dominate Your Market One Tweet at a Time"…
Prendiamo uno dei casi più recenti e di cui molto si è parlato. Il primo album del rapper Asher Roth, Asleep In the Bread Aisle, sarebbe salito al primo posto della classifica degli album digitali grazie a Twitter: la sera prima dell’uscita Roth ha mandato un messaggio ai suoi 69.566 followers, avvisandoli della pubblicazione su iTunes e aggiungendo il relativo link alla pagina dell’album. Il giorno dopo le persone si sono alzate e per prima cosa sono andate a comprare l’album (ovviamente questa parte della storia non viene raccontata proprio così ma a volte il senso tende proprio ad una grossolana rappresentazione di effetti stimolo-risposta…). Fatto sta che il cinguettio al momento giusto avrebbe costituito la mossa decisiva per far arrivare l’album al primo posto. In realtà, com’è spesso accaduto in casi analoghi, si scopre poi che precedentemente all’uscita dell’album c’era stato un grosso lavoro di marketing da parte dello staff (peraltro in passato Roth aveva giù rilasciato gratuitamente sul suo sito The Greenhouse effect mixtape).
E allora: le piattaforme di social networking sono strumentali alla creazione di buzz, sia attraverso il loro uso effettivo, sia in quanto fenomeno le cui potenzialità di marketing costituiscono già un tema di enorme interesse (o meglio un buzz), su cui tutti siamo in cerca di continue verifiche (o meglio conferme). Oltre alle solite proposte di tesi sull’ultimo caso di artista esploso grazie ai social network, moltiplicatesi negli ultimi mesi fra gli studenti della facoltà dove lavoro, sarebbe interessante indagare anche l’esistenza di casi esemplificativi di una strategica amplificazione dell’efficacia di queste piattaforme.
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Beh, qui mi sembra tutto chiaro: il buzz sul buzz è figlio del conflitto di interessi. Cioè: se io sono un uomo marketing e so maneggiare i social network; e se riesco a diffondere l'idea che i social network fanno vendere; ALLORA qualcuno mi darà una commessa. Il risultato è che i social media fanno l'apologia dei social media. Ovviamente fanno eccezione i grandi intellettuali, i Clay Shirky e gli Howard Rheingold; e di eccezioni ce ne sono anche altre. Ma insomma, difficile resistere alla tentazione.
Posted by: Alberto Cottica | 06/28/2009 at 10:53 PM