Cominciamo dal report dell’IFPI riguardante l’andamento del mercato di musica registrata nel 2009:
- 7% in meno per la musica registrata, dovuto in larga parte al crollo di vendite nei due mercati più grandi, Stati Uniti e in Giappone; in compenso è stata registrata una crescita del mercato di musica registrata in 13 paesi, inclusi alcuni di particolare rilievo come Regno Unito, Australia, Brasile, Svezia;
- crescita dei ricavi da licensing B2B (es. uso di musica registrata in altri media e locali pubblici): + 7,6%;
- forte crescita delle vendite digitali: +9,2%, che ha comportato il raggiungimento di un valore complessivo di dieci volte superiore al valore del mercato digitale nel 2004. Negli Stati Uniti le vendite digitali rappresentano il 43% del mercato di musica registrata e in alcuni paesi il tasso di crescita ha superato il 40%. Un altro articolo di Mi2N sottolineava la crescita esponenziale del downloading legale dal 2004 ad oggi nel Regno Unito, in cui esistono 70 servizi di offerta musicale. Anche l’Independent ha dedicato un articolo all’aumento di vendite registrato nel 2009 nel Regno Unito dopo cinque anni di trend negativo, sottolineando come l’insieme di download tramite internet e telefono mobile, cui vanno aggiunti i servizi in abbonamento e quelli supportati dalla pubblicità, generino oggi un quinto dei ricavi musicali del paese. Tanto per frenare l’entusiasmo, Billboard ha pubblicato un mese fa dei dati Nielsen che attesterebbero il rallentamento della crescita di vendite di album digitali dopo sette anni, concludendo che il mercato dei download dovrebbe ormai essere considerato un mercato maturo;
- altri settori che hanno manifestato una crescita nel 2009 sono il live (+4%) e il collecting dei diritti di autori ed editori
Ai mercati della musica, non solo registrata, ha dedicato di recente un articolo anche l’Economist. I punti salienti:
- Crescono sia gli introiti da merchandising, non solo associato ai concerti ma a punti vendita musicali e non, sia i ricavi da sfruttamento dei diritti d’autore e connessi. Ad esempio, la società inglese per la raccolta delle spettanze di autori e editori nel 2009 ha raccolto il 5% in più rispetto all’anno precedente, secondo anno consecutivo di crescita, ed anche la CISAC ha ratificato un aumento del collecting mondiale di royalties.
- Nel decennio 1999 -2009 è triplicato negli Stati Uniti il fatturato del live, non tanto perché siano più frequentati i concerti ma perché sono aumentati i prezzi dei biglietti, in particolare per i concerti delle star di maggior successo (es. 169 dollari per il concerto di Simon e Garfunkel…). Inoltre la gran parte delle star che ancora riescono a riempire gli stadi sono vecchie: i tre tour di maggior successo dello scorso anno sono stati quelli di U2, Springsteen, Billy Joel ed Elton John; musicisti emersi in una altra era dell’industria musicale, delle pratiche di consumo, dello sviluppo di carriere, dei meccanismi di marketing e promozione, della circolazione di musica. Una osservazione che porta al punto successivo…
- L’Economist registra un invecchiamento degli acquirenti di musica. Mentre nel 2002 la fascia d’età 12-19 anni rappresentava il 16,4% del mercato inglese degli album (in formato fisico e digitale) nel 2008 i teenager erano scesi al 12%; al contrario gli acquirenti over-60 sono passati dal 8,8% al 13,8%. A ciò si aggiunge che buona parte della distribuzione di supporti fisici si è spostata nei supermercati (nel Regno Unito le quattro principali catene di supermercati hanno dato conto del 24% di tutte le vendite musicali scorso anno, contro il 13% Amazon e l’11% iTunes), che rappresentano un punto di acquisto di musica privilegiato da fasce adulte. L’Economist pone questi fattore a causa delle scelte del mercato testimoniate dalle classifiche di vendita: ad un certo punto lo scorso anno quattro degli album nella top ten erano registrazioni dei Beatles. Per non parlare dell’album più venduto del 2009 (a livello globale): “I dreamed a dream” di Susan Boyle.
Per quanto riguarda i mercati della musica in Italia abbiamo il rapporto annuale sull’Economia della Musica, di cui è stata presentata di recente l’edizione 2010 relativa ai dati dell’anno scorso.
L’industria musicale “in senso stretto” - escludendo cioè strumenti, formazione, musica stampata ed elettronica di consumo audio – rispetto al 2008 ha registrato un calo complessivo di fatturato del 6,2%. Un calo ascrivibile in larga parte al crollo di vendite dei supporti fisici (-24,8%) e in misura minore al calo di introiti derivanti da radio e televisione (- 16% quasi equamente suddiviso) e discoteche (-5,2%). Al computo complessivo contribuiscono però anche i trend positivi della musica digitale (+12,8%, ma il suo peso complessivo all’interno dell’industria musicale è ancora del 2%), dei diritti derivanti dall’utilizzo di musica per attività commerciali e pubblici esercizi (+8,5%) e della musica dal vivo (+3,4%). L'insieme dei settori complementari, menzionati prima, sono invece in calo del 16,1%, pressoché interamente dovuto al 25,3% in meno di fatturato dell’elettronica di consumo audio. D’altra parte il report sottolinea come ciò dipenda dal fatto che oggi molta fruizione musicale avvenga attraverso apparecchi diversi da quelli tradizionalmente inclusi nell’elettronica "di consumo audio", a cominciare da computer e telefonini. Mettendo insieme fruizione musicale e settori complementari il risultato è -9% (- 379 milioni di euro, di cui 204 relativi proprio all’elettronica di consumo audio).
Tirando le somme, nessuna novità eclatante rispetto ai trend degli ultimi anni: in picchiata i supporti, crescono lentamente il licensing B2B e il mercato di musica digitale (quest'ultimo in modo assai disomogeneo a seconda dei paesi), stabile il live ma più per l’aumento dei prezzi dei biglietti.
il live è sempre il live... emozioni incredibili...
Posted by: cartucce compatibili | 10/14/2011 at 12:19 AM